Il mio motto: non copiare mai. Creare uno stile nuovo, leggero, colori brillanti e un senso di eleganza nei modelli.
Raffinata, amante del lusso, moderna: queste sono le caratteristiche di Tamara de Lempicka, sia della sua vita che delle sua arte, sempre strettamente legate in un continuo scambio. Le opere dell’artista polacca saranno in mostra a Torino presso Palazzo Chiablese dal 19 marzo al 30 agosto 2015, per poi spostarsi alla Hungarian National Gallery di Budapest.
Nata in una famiglia della buona borghesia di Varsavia nel 1898, si sposò a San Pietroburgo all’età di 18 anni con Tadeusz Lempicki, avvocato e uomo di mondo. Durante la rivoluzione russa la coppia si trasferì a Parigi, dove nacque Kizette. Qui Tamara si accostò per la prima volta alla pittura, sotto la guida dell’artista “nabis” Maurice Denis, da cui imparò a semplificare i colori e le forme, a definire in modo netto i contorni delle figure e a dare al colore quell’aspetto smaltato che ha reso sin da subito ben riconoscibile il suo stile, tra cubismo e decorativismo. Disse della sua opera:
Un dipinto deve essere chiaro e preciso. Sono stata la prima donna a dipingere in questo modo ed è questa la ragione del mio successo.
La vita familiare per i coniugi Lempicki fu assai difficile, a causa del carattere turbolento di Tamara: il marito Tadeusz non tollerava le sue relazioni, l’uso di cocaina, le notti passate tra locali e bordelli, i rientri al mattino, le ore di sonno indotte dalla valeriana, e poi le lunghe sedute di lavoro, ascoltando a tutto volume Wagner, tanto che, nel 1927, il loro matrimonio finì.
Tamara proprio tra gli anni Venti e Trenta vide decollare la sua carriera di pittrice, esponendo in occasione di numerose mostre e divenendo una vera celebrità nella società dell’epoca. All’inizio del 1934 sposò il barone Raoul Kuffner, proprietario terriero e collezionista d’arte. Il matrimonio fu per Tamara una sicura sistemazione sociale ed economica, della quale non aveva peraltro bisogno, perché “guadagnava più di quanto riusciva a spendere”, nonostante l’alto tenore di vita. Nel 1938 Tamara convinse il marito a vendere una buona parte delle sue proprietà: il precipitare della situazione politica europea li indusse a lasciare il vecchio continente per trasferirsi, nel 1939, in America, dove la “baronessa con il pennello” divenne rapidamente la ritrattista preferita delle stelle di Hollywood.
Dopo la morte del barone Kuffner per un attacco di cuore, nel 1962, e diverse peregrinazioni si trasferì nel 1978 a Cuernavaca, in Messico, dove morì due anni dopo.
Sicuramente della sua lunga carriera, le opere maggiormente conosciute e apprezzate sono quelle relative agli anni Venti e Trenta, in cui Tamara diventa testimone attenta e spietata dell’alta società dell’epoca, con le sue mode, i suoi costumi, le sue manie. Basta osservare L’autoritratto nella Bugatti verde (anche se, secondo i ricordi della figlia, la macchina di Tamara non era né una Bugatti, né era verde, ma una Renault gialla), in cui Tamara-femme fatale si mostra, altera e sprezzante del mondo attorno a sé, alla guida di uno dei simboli della modernità: l’automobile (pensiamo a come era stato descritto questo oggetto-culto una ventina d’anni prima dal fondatore dei futuristi Tommaso Marinetti). Le sue opere sono così affascinanti che proiettano l’osservatore in un mondo di lustrini e paillettes, che tuttavia nascondono le ansie e le inquietudini dell’uomo moderno. Ho avuto l’occasione di vedere le opere di Tamara dal vivo nella bellissima mostra curata da Gioia Mori a Palazzo Reale a Milano nel 2006, esposizione che si poneva l’obiettivo di sottolineare i suoi fittissimi legami con l’Italia (la prima personale italiana avvenne proprio a Milano nel 1925, nell’allora celebre Bottega di Poesia, la galleria del conte Emanuele Castelbarco in via Montenapoleone 14): il mio invito, per chi non conoscesse le sue opere o volesse approfondire la sua figura, è quello di approfittare della mostra torinese, che inaugurerà a breve.
Link ai libri:
G. Mori, Tamara de Lempicka. Catalogo della mostra (Torino, 19 marzo- 30 agosto 2015)
V. Vinci, Tamara de Lempicka. Icona dell’art déco
In copertina: La tunica rosa, 1927