[testimonial image=”” name=”Tracy Chevalier” title=”La ragazza con l’orecchino di perla”]
“Signore”, iniziai, “non posso farlo”.
“Fare cosa, Griet?”. Era sinceramente sorpreso.
“Quello che mi sta per chiedere. Non posso indossarla. Le cameriere non indossano perle”.
“Lo sai,” sussurrò, “il dipinto ha bisogno della luce riflessa dalla perla. Altrimenti non sarebbe completo”.
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Il passo è preso dal romanzo La ragazza con l’orecchino di perla di Tracy Chevalier, da cui è stato tratto anche l’omonimo film con la bella Scarlett Johansson nel ruolo di Griet e il tenebroso Colin Firth in quello di Jan Vermeer. L’occasione per parlare di questo celeberrimo dipinto olandese è l’imminente inaugurazione della mostra che si terrà a Bologna dall’8 febbraio al 25 maggio 2014, ultima tappa, unica in Europa, di un tour mondiale che ha visto le opere del museo Mauritshuis dell’Aia, attualmente chiuso per restauro, esposte in Giappone (Tokyo e Kobe) e in America (San Francisco, Atlanta, New York). Un’occasione unica e irripetibile, insomma, per vedere in Italia il celeberrimo ritratto, che, una volta rientrato nella sua sede restaurata, mai più si sposterà.
Il dipinto è una tronie, termine olandese che significa “volto”, un genere molto diffuso nella pittura fiamminga del Seicento, tra la pittura di storia e il ritratto in costume. La ragazza con turbante (come è anche conosciuto il dipinto) non è mai stata identificata, sebbene la critica ottocentesca (tra cui il giornalista amico di Proust Jean-Louis Vaudoyer) abbia ipotizzato che dietro il suo volto si nasconda il ritratto della figlia del pittore Maria Vermeer. Un enigma avvolge proprio la figura della figlia Maria, come spiega lo storico dell’arte Benjamin Binstock nel suo libro I segreti della famiglia Vermeer. Secondo le sue tesi un quinto dei rarissimi dipinti del maestro olandese (poco più di trenta) non sarebbero autografi perchè di livello leggermente inferiore, ma dipinti nella sua stessa bottega, con gli stessi colori e strumenti, da un allievo. Non essendo documentata la presenza di alcun allievo di Vermeer, il “pittore misterioso” potrebbe in realtà essere proprio la figlia Maria, che, oberata dai debiti dopo la morte del padre, vendette alcuni dei suoi quadri sotto falso nome. Di conseguenza l’intenso ritratto della Ragazza con il cappello rosso (la cui paternità era già stata messa in discussione ad un’asta del 1822) sarebbe un autoritratto: poco male, se la storia dell’arte avesse perso degli originali, avrebbe comunque ritrovato una pittrice.