Effetti benefici di alcune frequenze sonore

Effetti benefici di alcune frequenze sonore

Dopo aver parlato della diffusione e dei principali scopi della musicoterapia (circa due mesetti fa), ho pensato di affrontare in modo più approfondito gli aspetti benefici ottenuti dall’ascolto di determinate frequenze sonore.

L’orecchio non solo è l’organo più importante del sistema uditivo, ma influisce notevolmente anche sul movimento degli occhi, sui ritmi del corpo fisico, sullo sviluppo cerebrale del feto e sui livelli di stress dell’organismo. Ormai l’impiego del suono a fini terapeutici sta diventando una pratica sempre più diffusa.

Di recente sono stati oggetto di studio anche gli effetti negativi del suono dovuti: sia all’ascolto di musica a un volume troppo alto, sia all’esposizione al rumore di macchinari industriali. Considerare il rumore come un semplice fastidio, equivale a considerare lo smog come un semplice inconveniente: il rumore costituisce sempre e comunque un pericolo per la salute dell’uomo.

Si sostiene che alcuni suoni hanno il potere di rallentare la respirazione e creare un senso di benessere generale; altri possono rallentare il battito cardiaco e addirittura calmare un bambino irrequieto. I suoni sono anche in grado di modificare la temperatura della pelle, ridurre la pressione arteriosa e la tensione muscolare, influenzare le frequenze delle onde cerebrali.
Sebbene alcuni suoni (ad esempio le onde ultrasonore) non vengano percepiti dall’orecchio umano, possono influenzare profondamente gli esseri umani. Il volume ha sicuramente una sua importanza ma per far si che un suono possa esercitare il suo effetto, non è necessario esserne consapevoli.

Generalmente gli esseri umani reagiscono in due modi alle vibrazioni sonore: con l’alterazione ritmica o con la risonanza.
Per alterazione ritmica s’intende quel fenomeno in base al quale, in presenza di uno stimolo esterno, il ritmo naturale del cuore si modifica e si sincronizza con quello della fonte sonora.
Per risonanza, invece, s’intende quel fenomeno in base al quale diverse frequenze sonore (suoni di altezze diverse) stimolano la vibrazione di diverse zone del corpo.

Le onde sonore sono misurate in numero di cicli al secondo (Hertz, abbreviato in Hz), ed è noto che l’orecchio umano è in grado di sentire le frequenze che si trovano nel raggio che va dai 16 Hz (suoni molto bassi/profondi) ai 20.000 Hz. (suoni estremamente acuti); la nota piu’ bassa di un pianoforte risuona a circa 24 Hz e quella piu’ acuta ad un po’ piu’ di 4000. Con l’età diminuisce la capacità di percepire i suoni che si trovano alle estremità più alte o più basse della scala. E’ noto inoltre che molti animali, sono in grado di percepire dei suoni estremamente profondi o acuti (usati ad es. nei fischietti per chiamare i cani ) che noi invece non sentiamo. Un delfino sente ed emette suoni fino a Hz 180.000 e secondo certi, l’effetto benefico dei delfini sulla salute, è dovuto appunto a queste frequenze sonore da loro emesse per “parlare”.

Il fatto che noi non sentiamo i suoni con frequenze superiori o inferiori ai 20.000 -16Hz non significa che questi suoni/frequenze non abbiano un effetto, in particolare sulla salute dell’organismo, e ciò è noto in particolare nel campo delle frequenze più acute di quelle percepibili dall’orecchio umano, e cioè gli ultrasuoni.

Meno noto e diffuso è invece l’uso delle frequenze sonore dell’estremità opposta (quella più profonda/bassa) della scala, ossia gli infrasuoni che sono situati intorno ad una frequenza di 8,5-13,8 Hz. In Cina è stato realizzato un apparecchio che indirizza verso la parte da trattare, le frequenze in questione. L’efficacia di questo apparecchio è stata sperimentata sia per traumi subiti da cavalli da corsa (in cui si e’ accertato che l’apparecchio faceva aumentare la produzione di acido ialuronico) sia su bambini che soffrivano di sindrome del colon irritabile ed altri problemi di digestione. Si è visto un netto miglioramento e la FDA americana ne ha approvato l’impiego terapeutico. In particolare, nei dolori diffusi tipici della fibromialgia ma anche nel caso di dolori derivanti da traumi.

Link ai libri:

G.Manarolo, Manuale di musicoterapia. Teoria, metodo e applicazioni della musicoterapia

A. Ezzu, Introduzione alla musicoterapia. Storia, fondamenti, modelli, applicazioni cliniche, glossario

Author

Chiara Arlati
Inizia giovanissima lo studio del pianoforte presso il conservatorio e, più tardi, si appassiona allo studio del clavicembalo, ottenendo la laurea triennale. Approfondisce lo studio della musica antica e, sta per conseguire la laurea magistrale in clavicembalo e tastiere storiche. Oltre a seguire vari master di perfezionamento e all’attività concertistica, sta terminando un corso triennale di musicoterapia. Nel tempo libero ama leggere e ascoltare musica spaziando dal repertorio antico a quello jazz e moderno.

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