Schopenhauer e la ricerca della personalità nella modernità

Schopenhauer e la ricerca della personalità nella modernità

Già nell’articolo di qualche settimana fa Sonata a Kreutzer, avevo accennato alle massime di Schopenhauer in L’arte di essere felici. E’ un piccolo saggio da cui spesso mi capita di prendere spunto, per questo vorrei farlo presente e poterne consigliare la lettura, se avrete tempo in futuro.

In realtà, il suo radicale e disincantato pessimismo rende difficile perfino associare la sua filosofia all’idea di felicità. Essa appare una meta irraggiungibile per l’uomo e il termine stesso ” felicità”, dal suo punto di vista è un eufemismo. L’arte di essere felici contempla cinquanta massime da cui si può prendere spunto e ci insegna come si può vivere il più felicemente possibile senza grandi rinunce e grandi sforzi per vincere se stessi, e senza considerare gli altri solo come possibili mezzi per i propri scopi.

Soffermandoci sulla massima N.44, egli afferma:

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“…la verità principale dell’eudemonologia (ossia la dottrina della felicità) rimane che tutto dipende molto meno da ciò che si ha, o da ciò che si rappresenta, che da ciò che si è. “La personalità è la felicità più alta”. In ogni occasione si gode propriamente solo di se stessi: se il proprio sè non vale molto, allora tutti i piaceri sono come vini eccellenti in una bocca tinta di bile. I grandi nemici della felicità sono il dolore, la noia, la solitudine. La personalità accompagna infatti l’uomo ovunque e in ogni momento; il suo valore è assoluto.”

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Questa ricerca della personalità vorrei cercare di accostarla ai nostri tempi moderni, ai vari tipi di relazioni sociali che ogni giorno viviamo. Dimostrare un certo carattere, una forte personalità, una vita perfetta che ci renda soddisfatti e felici. Sto cercando proprio di ragionare e riflettere sull’uso di facebook e dei social network.

schopenhauer

Schopenhauer in tarda età

Ognuno di noi, dedica un’oretta della sua giornata ad osservare le vite degli altri e a gestire il proprio profilo, pubblicare qualcosa di nuovo per compiacere se stessi o attirare attenzione verso i propri contatti. Facebook sembra essere un rilevante sostegno alla propria autostima; secondo alcuni studi, la cura della propria immagine online, sembra conferire più soddisfazione e senso di autoefficacia sociale (tesi confermata dai ricercatori statunitensi Gonzales e Hancock nel 2011).

Ed ecco che torniamo ancora al nostro tema iniziale e alla massima di Schopenhauer: ricerca costante di una personalità forte, per essere felici.

donna-al-computer

I social network ci rendono più soli?

Ciò che mi spaventa di più, è osservare come questa piattaforma sociale si sia trasformata in una via di fuga dalla vita di tutti i giorni, per molti (o forse per tutti noi). Cercare una nuova realtà virtuale che possa compensare ciò che non riusciamo a mettere in mostra nel reale. Non vedere l’ora, dopo una giornata storta, di potersi collegare ed esprimere maggiormente i propri sentimenti di malessere online, per cercare supporto dai commenti di “amici”…Amici che in parte frequentiamo nella realtà e altri solo virtualmente (magari avendo scambiato solo una sbrigativa conversazione mesi prima).

Diventa più importante questo, che confrontarci con la realtà? Magari non pubblicamente ma attraverso chat private. In qualsiasi caso, diventa un modo per crearsi due vite parallele.

Facebook è anche spia di un grosso problema di solitudine. Si è disperatamente alla ricerca di una dimensione diversa, anche sentimentale per molti, così si altera la verità. Probabilmente stiamo andando incontro ad una sofferenza psicologica che accomuna tutti noi (molti psicologi lo confermano).

esserefelici

L’arte di essere felici
di A. Schophenauer

se stessi

L’arte di conoscere se stessi
di A. Schopenhauer

 

 

 

Author

Chiara Arlati
Inizia giovanissima lo studio del pianoforte presso il conservatorio e, più tardi, si appassiona allo studio del clavicembalo, ottenendo la laurea triennale. Approfondisce lo studio della musica antica e, sta per conseguire la laurea magistrale in clavicembalo e tastiere storiche. Oltre a seguire vari master di perfezionamento e all’attività concertistica, sta terminando un corso triennale di musicoterapia. Nel tempo libero ama leggere e ascoltare musica spaziando dal repertorio antico a quello jazz e moderno.

7 comments

  • Bella la riflessione su Schophenauer.
    Per quanto riguarda la riflessione sulla solutudine derivata dall’utilizzo dei social-network mi pare necessario sottolineare come la navigazione virtuale rischia di ingigantire il solipsismo di ogni individuo.
    E’ un problema che riguarda non solo Internet ma il rapporto globale tra l’uomo e la scienza.

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  • E’ importante ritornare ai classici perchè ci restituiscono quell’attualità che col tempo si è persa. Per i classici greci l’eudaimonia è la ricerca della virtù a cui l’uomo dovrebbe tendere e vivendo, quindi, uno stato di armonia dell’anima. Armonia attraverso l’eliminazione o liberazione dell’inquietudine o dell’ansia. Ai giovani vorrei dire questo: semplificate la vostra vita e se desiderate davvero la felicità, non sprecate tempo per ciò
    che non avete realmente bisogno.

    Reply
  • Chiara Arlati

    Sono d’accordo con voi!
    Proprio ieri sera al tg, hanno affrontato questo argomento: la solitudine e i social network. Anche se in modo ancora più raccapricciante: l’uso che ne fanno i minori e i pericoli che incorrono per un errato utilizzo. Continuate a seguirci!

    Reply
  • È profondamente vero: migliorare se stessi, ricercando ciò che ci fa stare bene, vuol dire trovare la fonte del proprio benessere interiore.
    La solitudine però non sempre è fonte di infelicità.
    Quando dipingo sono felice, anche se si tratta di un’attività che mi separa dagli altri; in realtà, in quei momenti, tutto il mondo, la sua bellezza e le sue emozioni sono con me.

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  • Chiara Arlati

    Sono perfettamente d’accordo con te Germana. Penso che questo sia un altro aspetto della solitudine che andrebbe affrontato, differente dal problema di “affermazione della personalità” citato nel mio articolo.
    A me capita spesso di sentirmi caratterialmente “particolare”. Cerco continuamente momenti in cui stare da sola e non ne soffro affatto, anzi…mi sento la persona più felice del mondo. Avrò qualche problema?
    Quando suono mi sento uguale a te quando dipingi. Credo che chi fa dell’arte abbia con se una grande ricchezza e la fortuna di non poter mai soffrire di solitudine!

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  • Per restare fedeli alle parole del filosofo (uno dei miei preferiti da più di 20 anni ormai), egli analizza tre aspetti dell’essere umano: ciò che si ha, ciò che si è e ciò che si rappresenta. Su questo terzo punto trovo un forte legame con Facebook e con l’uso che si fa oggi da parte di molte persone dei media. Apparire! Esserci! Questi sono oggi i must irrinunciabili. Non importa il fatto che uno non abbia niente da dire o da mostrare, l’importante è che qualcuno metta un click su “Mi piace” o che il tuo vestito sia alla moda (e quindi piace anche agli altri) e ti senti a posto con te stesso. Non parliamo poi del vantarsi di avere molte amicizie o molti followers. Si tratta di una sorta di osmosi: il vuoto interiore cerca una compensazione con il mondo esteriore. Tutti in parte lo facciamo ma chi ne è dipendente ha bisogno di cambiare il suo modo di essere.
    Sulla solitudine suggerisco la lettura di altri due grandi del passato: Michel de Montaigne e Ralph Waldo Emerson. Distanti nel tempo e nello spazio ma accomunati da una lucidità attualissima.
    Comunque, brava Chiara ad aver suscitato una riflessione nella “oretta” che dedichi al web!
    Mauro

    Reply
  • Chiara Arlati

    Ti ringrazio Mauro per aver lasciato questo commento e per aver confermato il legame che ho individuato in questo articolo. Seguiremo il tuo consiglio riguardo le letture che hai citato sopra!
    Chiara

    Reply

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