Italiani e musica classica

Italiani e musica classica

Dopo aver letto l’articolo di Arianna ed Sara Elisa, non ho potuto che unirmi anch’io alla critica verso il nostro Paese che non dà il minimo spazio alla cultura. Ovviamente riflettendo nel mio campo, sul rapporto tra italiani e musica classica.

La musica sta patendo ancora più dell’arte, non è mai entrata a far parte dei programmi scolastici di scuole superiori. Solo nelle primarie viene accennata qualche nozione basilare. I ragazzi non sanno minimamente dell’esistenza della musica classica, così come conoscono poco il jazz, se non quello commerciale. Le sale dei concerti sono riempite da persone con un’età media non inferiore ai 50 anni.

Ho potuto rendermi conto, dopo questi dieci anni di conservatorio, come ci si possa sentire degli alieni per aver affrontato questo tipo di studi. Passare per quelle persone che hanno deciso di dedicare la propria vita ad un “hobby” e non aver ancora scelto seriamente che strada intraprendere (senza avere la minima idea di cosa possa significare spendere ogni giorno ore dietro il proprio strumento e affrontare completamente questo percorso). Non essere valorizzati e ad ogni concerto lottare, per cercare di avere una giusta retribuzione.

Non c’è nulla di nuovo in quello che sto dicendo, ormai il degrado culturale in Italia fa parte di quelle notizie che ogni giorno appaiono nei titoli dei TG: “Sempre più giovani senza occupazione”… “L’Italia tra le ultime in Europa, per quanto riguarda la cultura”…

Ormai le abbiamo imparate a memoria e nessuno fa nulla per cambiare le cose anzi, si peggiora di anno in anno.

Quello che invece dovrebbe essere preso più in considerazione è lo stato d’animo di noi giovani. Ogni volta che parliamo tra di noi, ci sentiamo dei grandi falliti (specialmente chi ha scelto determinati percorsi di studi). Ogni giorno c’è la tentazione di scappare in un altro paese o addirittura mollare tutto. Anche i propri sogni, desideri, aspettative e quindi pure dieci anni di studio sudati.

abbado

Il maestro Claudio Abbado

Vorrei ricordare con questo articolo, il grande Claudio Abbado che ci ha abbandonati lo scorso 20 gennaio. Una di quelle persone (come altri importanti direttori: Barenboim, Muti…) che con le sue parole è sempre riuscito a lanciare messaggi di speranza a noi musicisti italiani. Con la sua nomina di senatore a vita, ci ha fatto percepire l’esistenza di due Italie differenti. Una di queste è in grado di constatare l’immenso valore della cultura che sorpassa di molto l’affanno economico e la cattiva politica del nostro Paese.

E’ importante ricordare le sue parole: [notice] 

“Sono assolutamente convinto che l’arte e la vita non possano essere concepite come due dimensioni separate. Anzi, direi che l’arte fa parte della vita. Per questo il linguaggio artistico, nelle sue più varie forme, può contribuire sostanzialmente all’evoluzione e al miglioramento della società. Proprio perché l’arte è una forma di ricerca e di conferma della vita, è naturale che non possa e non debba allontanarsi dalla società e dai suoi problemi. Ho comunque molta fiducia nella capacità di giudizio delle persone, che sapranno non farsi condizionare dalla propaganda. Penso infatti che dobbiamo rimanere legati alle nostre radici, alla nostra forte e antica cultura europea, anziché rincorrere modelli più facili e superficiali, anche se apparentemente più redditizi.”

[/notice]

 

 

 

 

Author

Chiara Arlati
Inizia giovanissima lo studio del pianoforte presso il conservatorio e, più tardi, si appassiona allo studio del clavicembalo, ottenendo la laurea triennale. Approfondisce lo studio della musica antica e, sta per conseguire la laurea magistrale in clavicembalo e tastiere storiche. Oltre a seguire vari master di perfezionamento e all’attività concertistica, sta terminando un corso triennale di musicoterapia. Nel tempo libero ama leggere e ascoltare musica spaziando dal repertorio antico a quello jazz e moderno.

4 comments

  • Purtroppo l’ignoranza genera ignoranza… Un articolo bellissimo che riassume il pensiero di molti giovani che fanno musica a livello professionale e si trovano ogni giorno a dover combattere contro una società che, nella patria (pensate un po’!) del bel (?… visto ciò che proporrà il festival di San Remo in questi giorni ho seri dubbi sulla pertinenza dell’aggettivo) canto, fatica ancora a riconoscere il loro status. La causa di questa situazione è proprio l’ignoranza sempre più dilagante che investe non solo il pubblico ma spesso e volentieri gli stessi musicisti. Gruppi musicali (anche numerosi) che suonano in playback, insegnanti (?) che si riempiono la bocca di parole (e le tasche di soldi) per dirti semplicemente che la musica si impara dai dischi. Giusto quindi ricordare un personaggio come Abbado che con la sua arte e la sua sensibilità ha reso l’Italia orgogliosa del proprio patrimonio musicale e ha dato speranza a tanti musicisti come noi che ogni giorno lottano per i loro sogni.

    Reply
    • Caro Alessandro, quanta verità nelle tue parole. Dallo scempio di San Remo, lontano anni luce dalla bella musica, alla critica rivolta agli insegnanti. Non conoscono la passione per l’insegnamento e temo, purtroppo, nemmeno quello per la musica. Oggi sono andata a seguire una lezione per il mio dottorato e sono scappata! La peggiore spiegazione della Divina commedia a cui abbia assistito, sembrava la lettura dell’elenco delle pagine gialle. Dov’è finito l’amore per quello che si è studiato per tutta la vita? Ha ragione Luisella, non dobbiamo smettere di studiare e nemmeno di amare quello che facciamo! Ad maiora!

      Reply
  • posso dire una cosa sola: non perdete la speranza, ma credete in quello che fate la strada è lunga e impervia ma voi giovani non mollate!!!!
    Continuate a studiare e a trasmettere cultura perchè non sarà mai intramontabile!!
    Auguri e non fatevi vincere dalla mediocrità che imperversa nel pensare comune.

    Reply
  • Da che esiste l’uomo sono tre le vie che conducono alla conoscenza: la ragione, la religione e l’arte. Nella situazione attuale:
    l’arte è ridotta a bene superfluo, svago, memoria del passato;
    la religione ha solo funzione consolatoria utile ad attenuare lo stress della vita moderna;
    la ragione è la sola via di conoscenza rimasta ma nell’oggi post-moderno è proprio la ragione che è in crisi.
    Così descriveva profeticamente il nostro tempo quel visionario di Nietszche:

    Dietro di me l’ardua montagna,
    davanti a me solo l’abisso;
    Allungo una mano per cercare un appiglio
    e trovo solo rami secchi e foglie morte.

    Reply

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Iscriviti alla newsletter, c'è un regalo per te!

Non perderti neanche un articolo! Iscrivendoti otterrai subito in regalo il pdf: "7 Idee da cui partire per scrivere un racconto"

Grazie! Ti arriverà una mail per completare l'iscrizione ;)