Les Barricades mystèrieuses

Les Barricades mystèrieuses

Nell’articolo che avevo affrontato qualche mese fa, “François Couperin e il barocco francese”, avevo accennato che sarei andata avanti con la spiegazione di “Les Barricades mystèrieuses” e del suo significato. Cosa che poi non mi è stata possibile fare, dato che mi sono soffermata su vari altri argomenti. Perciò, ecco l’occasione per continuare ad analizzare questa composizione, dato che i collegamenti erano stati diversi, ancora prima della musica francese, il film “Tree of life” di Terrence Malick.

La scrittura musicale di questo brano, con il suo disegno ritmico costante dall’inizio alla fine, lo fa diventare un caleidoscopio sonoro. Sembra una scrittura a due voci ma in realtà sulla carta è a quattro voci ed inoltre, c’è la sensazione (come accade in tanti brani di Couperin) che ci sia quasi una sonorità pedalizzata.

Spartito Les barrides Mystèrieuses

Spartito Les barrides Mystèrieuses

L’elemento estetico che caratterizza il brano sono i ritardi delle 3 voci superiori, rispetto all’armonia della linea del basso che segue il ritmo della battuta, ritardi evidenziati dalle numerose legature di valore. Ciò crea inevitabilmente delle dissonanze che vengono risolte, ma per pochissimo tempo ogni volta. In ogni battuta tutte le voci sono consonanti solo sulla quarta e sull’ottava croma, ossia sui tempi più deboli della battuta.

Forse le barricate sono una metafora del ritmo contro il quale si oppongono tutti questi ritardi. Forse sono misteriose perché pur eludendo il ritmo inteso come schema imposto, come ostacolo da rispettare, il brano, pieno di dissonanze risolte sempre all’ultimo, è di ascolto gradevolissimo per tutta la sua durata, nonostante lo schema applicato sia sempre uguale a se stesso. (nota 1)

Facendo alcune ricerche, sono venuta a conoscenza di vari studi che hanno individuato diversi collegamenti tra il titolo “Les Barricades mystèrieuses” e il movimento massonico. Facendo un salto di qualche secolo e ritrovandoci ad individuare all’interno della dinastia Borbonica, la figura di Luisa Benedetta di Borbone, figlia del Principe di Condè e della moglie Anna Enrichetta del Palatinato. Era nota per essere molto schietta ed arguta, nonché per il suo cattivo temperamento e per dedicare moltissima attenzione al suo aspetto, tanto che la corte francese la chiamava “Poupée du Sang” (letteralmente, “Bambola del Sangue”).

Luisa Benedetta andò in sposa al primogenito di Luigi XIV (Re Sole), ossia Luigi Augusto Duca del Maine. Nonostante i dissapori, la coppia ebbe sette figli, dei quali solo tre superarono l’infanzia.

Per sfuggire alla triste corte di Madame de Manteinon, moglie segreta di Luigi XIV a partire dall’ottobre 1683, l’entusiastica Duchessa del Maine creò una propria piccola corte al castello di Sceaux, dove dava brillanti intrattenimenti e si immergeva in intrighi politici.

Sia Luigi che Luisa si interessavano di massoneria e la duchessa dedicava spettacoli per il pretendente del trono di Scozia: Giacomo III, che seguì ancora in fasce i genitori nell’esilio in Francia (il padre, Giacomo II Stuart, era stato accusato di dispotismo). L’esilio avvenne dopo la Gloriosa rivoluzione del 1689 (la massoneria nasce proprio in Inghilterra in questo periodo) che portò l’Inghilterra negli anni tra il 1648-49 a non vedere più sovrani e lasciar spazio al potere parlamentare.

Il trono venne lasciato alla sorella Maria II sposata con Guglielmo II d’Orange. Giacomo tentò ben due volte di riprendersi il trono di Scozia ma senza successo.

Il fondatore della moderna massoneria fu André Michel Ramsay, il quale faceva risalire l’origine della Massoneria Scozzese alle crociate, affermando che i Templari, sfuggiti alle persecuzioni di Filippo il Bello, si sarebbero rifugiati in Scozia con i libri di Salomone dando continuità alla vera tradizione massonica che i massoni francesi avrebbero dovuto tenere viva. La leggenda templare sembra combaciare perfettamente con gli intenti stuartisti di scalzare gli usurpatori dal trono d’Inghilterra.

La cospirazione dei Duchi del Maine, venne comunque scoperta e vennero entrambi arrestati.
Les Barricades mystèrieuses comunque si collocano proprio nel periodo di Sceaux, l’anno prima che la duchessa cadesse in disgrazia. Lo spettacolo di cui erano parte, aveva per titolo “Il Mistero, ovvero le Celebrazioni dello Sconosciuto”. Durante la rappresentazione i musicisti indossavano maschere, sottolineando la presenza misteriosa, probabilmente l’esiliato Giacomo III Stuart, pretendente al trono d’Inghilterra e di Scozia.

Si presume perciò che “les Barricades mystérieuses” sono barricate perché alludono al movimento giacobita e al templarismo, e sono misteriose perché sono una musica massonica.

nota 1: confronta con l’articolo al seguente link: http://goo.gl/d5KqmX

Author

Chiara Arlati
Inizia giovanissima lo studio del pianoforte presso il conservatorio e, più tardi, si appassiona allo studio del clavicembalo, ottenendo la laurea triennale. Approfondisce lo studio della musica antica e, sta per conseguire la laurea magistrale in clavicembalo e tastiere storiche. Oltre a seguire vari master di perfezionamento e all’attività concertistica, sta terminando un corso triennale di musicoterapia. Nel tempo libero ama leggere e ascoltare musica spaziando dal repertorio antico a quello jazz e moderno.

4 comments

    • Sara

      Gentile Renato, sono Sara Elisa Riva, responsabile di questo blog. Mi scuso per questo spiacevole incidente e provvederò all’inserimento delle fonti nell’articolo o alla rimozione dello stesso se lo ritiene necessario.
      Cordialmente.

      Reply
  • E’ possibile che abbia attinto qualche informazione dal suo blog non riuscendo assolutamente a trovare fonti riguardanti questo brano musicale. In questo caso chiedo scusa ed é giusto perciò segnalarne la fonte o eliminare l’articolo.

    Chiara

    Reply
  • Ho letto solo ora. Va benissimo così comunque, con la nota che avete aggiunto sulla fonte. Questo articolo contiene tante altre informazioni interessanti, per cui sarebbe assolutamente iniquo chiedere di rimuoverlo. Non ero solo un po’ ironico nel dirmi lusingato, ero anche sincero, voleva dire che qualcuno aveva dato un valore a quanto avevo scritto…
    Saluti

    Renato

    Reply

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