Una certa angoscia speciale aveva cominciato a farglisi sentire negli ultimi tempi. Essa non aveva nulla di caustico, di bruciante; ma ne spirava un non so che di continuo, di eterno, il presentimento di anni di quella fredda e assiderante angoscia senza uscita, il presentimento di non so quale eternità da passare sopra «un metro quadrato di spazio». Di solito nelle ore serali questa sensazione cominciava a torturarlo con più forza ancora.
Delitto e castigo, di Fedor Dostoevskji, è un capolavoro della letteratura russa in grado di scandagliare in profondità la psicologica dei personaggi.
Uno dei risvolti più interessanti si trova nell’analisi del senso di colpa, che diventa una delle caratteristiche di maggiore rilievo nella psicologia tormentata del protagonista.
Il caldo estivo di Pietroburgo crea un ambiente soffocante e opprimente, generando la giusta atmosfera per lo svolgimento dei fatti. Raskol’nikov, giovane studente di legge economicamente in difficoltà, commette un doppio omicidio, uccidendo un’usuraia a cui aveva più volte chiesto un prestito e la sorella di lei, che si trova per sbaglio sulla scena del delitto.
Dopo il crimine, il giovane sprofonda in uno stato febbrile e allucinatorio che lo prostrerà profondamente fino a condurlo negli abissi di una profonda angoscia. Il senso di colpa si insinua in lui, diventando sempre più pulsante, giorno dopo giorno. A nulla valgono i ragionamenti e pensieri razionali: lo stato di agitazione in cui si trova Raskol’nikov sembra sovrastare tutto il resto.
Il senso di colpa che tormenta Raskolnikov è talmente forte da farlo vivere in una situazione mentale annebbiata, priva della lucidità che aveva caratterizzato in precedenza il ragazzo. Una lucidità tanto più violenta se si pensa alla vita che conduceva: le privazioni date dalla povertà erano, forse, peggiori di qualsiasi angoscia.
La colpa non produce solo agitazione psichica e malessere somatizzato, ma diviene fonte di una profonda solitudine, di un isolamento necessario a prevenire la possibilità di essere scoperti da qualcuno.
La svolta, a questa situazione di disperato stallo, arriverà da Sonja, giovane ragazza, piena di puro amore cristiano, che è costretta a prostituirsi per mantenere la madre e i fratelli minori. Sarà grazie a lei che Raskol’nikov prenderà pienamente coscienza di sé e capirà che l’unico modo per superare l’angoscia opprimente che si è impadronita di lui è la fede e il pentimento.
Il capolavoro di Dostoevskji invita a una riflessione profonda e a prendere coscienza dei propri errori e delle proprie paure. Grazie anche alla visione cristiana dell’autore, il lettore può comprendere, nello sfaccettato mondo psicologico che ci viene presentato, che l’animo umano è molteplice: l’intelligenza, la capacità di chiedere perdono, i sentimenti postitivi fanno parte dell’animo umano tanto quanto l’individualismo, l’egoismo e l’errore.
La vera rivincita, davanti all’errore, è quello di ammettere le proprie responsabilità e di farsene carico, così come avviene nel finale di Delitto e castigo, dove Raskol’nikov sconterà la sua pena in un campo di lavoro siberiano.
Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo
Per bambini dagli 8 anni in su: A. Yehoshua, La storia di delitto e castigo raccontata da Abraham B. Yehoshua