[testimonial image=”” name=”Giorgio Faletti” title=”Io uccido, 2002″]
L’uomo è uno e nessuno.
Porta da anni la sua faccia appiccicata alla testa e la sua ombra cucita ai piedi e ancora non è riuscito a capire quale delle due pesa di più. Qualche volta prova l’impulso irrefrenabile di staccarle e appenderle a un chiodo e restare lì, seduto a terra, come un burattino al quale una mano pietosa ha tagliato i fili.
[/testimonial]
Nelle ultime settimane il mondo della cultura italiana è stato colpito da due lutti importanti. La scorsa settimana quello della poetessa e brillante intellettuale Maria Luisa Spaziani, mentre pochi giorni fa dalla scomparsa di Giorgio Faletti. Una donna e un uomo con una personalità, uno stile e un vissuto completamente differenti, ma con la stessa passione: la scrittura. Lungi da me confrontare due ambiti tanto diversi, ma mi piace pensare che molti italiani (e italiane) si adoperino e si siano adoperati per regalare al mondo un nuovo lavoro nel mondo della letteratura. Non importa che siano raffinate poesie o thriller che lasciano senza fiato, quello che conta davvero è l’emozione che viene regalata al lettore, libero di scegliere, in questo oceano infinito, quello che tocca maggiormente le sue corde.
Fatta questa breve premessa, torniamo a Giorgio Faletti. Me lo ricordo da bambina, mentre guardavo il Drive in con i miei genitori il sabato sera, seduta sul divano, nei panni di Vito Catozzo e, qualche anno più tardi, nel 1994, a Sanremo con una delle canzoni più belle del panorama italiano: Signor tenente, ispirata alle stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Uomo di grande sensibilità e artista versatile, fa il suo ingresso nel mondo letterario nel 2002 con Io uccido, thriller innovativo nel panorama editoriale italiano. L’ambientazione nel Principato di Monaco crea un’atmosfera molto particolare: fuori dalla terra italica, ma non così lontana, regala, inizialmente, una percezione di inquietudine che si trasforma in vera e propria angoscia proseguendo nella lettura. Le chiamate che giungono a Jean-Loup Verdier, mentre conduce, di notte, alla radio il suo programma Voices, sono indimenticabili. Come indimenticabile è la figura di Frank Ottobre, agente dell’FBI in congedo temporaneo.
La sua capacità e bravura è stata riconosciuta da molti, uno su tutti lo scrittore americano Jeffrey Deaver (l’autore de Il collezionista d’ossa, per intenderci, da cui è stato tratto l’omonimo film) che si espresse nei seguenti termini: “Uno come Faletti dalle mie parti si definisce larger than life, uno che diventerà leggenda”. Anche i numeri parlano chiaro: quattro milioni di copie per Io uccido e tre milioni e mezzo per il successivo Niente di vero tranne gli occhi (2004).
Non serve aggiungere altro per chiarire a che livelli fosse arrivata la notorietà letteraria di Faletti, se non un’ultima informazione: i suoi libri sono stati tradotti in 25 lingue e pubblicati con grande successo, oltre che in tutta Europa, anche in Sud America, in Cina, in Giappone, in Russia e, a partire dal mese di marzo 2007, negli Stati Uniti e nei Paesi di lingua anglosassone.
Non mi resta che consigliarvi la lettura di uno dei suoi testi, se già non l’avete fatto. L’estate è ormai iniziata e un thriller scritto con grande bravura, non può che essere un ottimo compagno sotto l’ombrellone, in montagna o sul divano di casa.
Di Giorgio Faletti ho letto IO UCCIDO tutto d’un fiato.
Peccato per la sua prematura dipartita.
Ci avrebbe senz’altro regalato molto altro.