Il deserto dei tartari di Dino Buzzati

Il deserto dei tartari di Dino Buzzati

[testimonial image=”” name=”Dino Buzzati” title=”Il deserto dei tartari, 1940″]

Eppure il tempo soffiava; senza curarsi degli uomini passava su e giù per il mondo mortificando le cose belle; e nessuno riusciva a sfuggirgli, nemmeno i bambini appena nati, ancora sprovvisti di nome.

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Il deserto dei tartari è stato scritto da Buzzati nel 1940 e lo stesso autore dichiara che quell’opera nasce:

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 … dalla monotona routine redazionale notturna che facevo a quei tempi. Molto spesso avevo l’idea che quel tran tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita. È un sentimento comune, io penso, alla maggioranza degli uomini, soprattutto se incasellati nell’esistenza ad orario delle città. La trasposizione di questa idea in un mondo militare fantastico è stata per me quasi istintiva.

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Il romanzo racconta l’esperienza del  tenente Drogo che svolge il suo servizio presso la fortezza Bastiani,che domina la desolata pianura chiamata ” il deserto dei tartari” in attesa di un nemico che sembra non arrivare mai. Quando, finalmente, farà la sua comparsa, l’ufficiale, ormai stanco e malato, deve lasciare il suo avamposto, per morire in una squallida locanda durante il ritorno a casa. Svanisce così il sogno di un’epica battaglia contro il nemico che avrebbe potuto sancire l’eroismo e il significato della vita del nostro tenente.

Questa storia, ricorda senza ombra di dubbio, Il castello di Kafka, dove l’inutile soggiorno, ai limiti del mondo civile, è una metafora della vita che si consuma nell’attesa.

Dino Buzzati al lavoro

Dino Buzzati al lavoro

Sembra proprio che i temi del tempo e dell’attesa siano ripetutiti quasi ossessivamente da questi due autori che vivono in due periodi storici differenti. Kafka vivrà la prima guerra mondiale, mentre Buzzati vedrà, nel corso della sua vita, anche la seconda.

Il tempo e l’attesa sono temi centralissimi in molti altri autori, ma la domanda che mi viene in mente soffermandomi davanti a queste due opere è la seguente: cos’è che porta questi due autori, di periodi diversi, ma in fondo non così lontani, a percepire questo spreco del tempo e questa attesa straziante? Cosa si nasconde dietro a questo palpabile disagio?

Per Kafka sono state date diverse interpretazioni: dalla rovina dovuta al capitalismo, fino ad arrivare a concepire il destino dell’uomo succube di assurde e beffarde leggi totalmente imprevedibili.  Nell’opera di Buzzati si tende a sottolineare, da parte della critica, la solitudine, l’alienazione umana e, come in Kafka, il predominio di forze incontrollabili.

L’idea di questi due autori che cercano di sfuggire al nulla, aspettando un evento straordinario, è molto attuale. Si tende continuamente a guardare al futuro, nell’attesa di un grande evento che, finalmente, cambierà le nostre vite. Mi permetto di dire che, forse, il vero evento sarebbe quello di cambiare il nostro punto di vista, smettendo di aspettare qualcosa che non accadrà mai, imparando a vivere tutto ciò che di grande o piccolo il quotidiano ci riserva.

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Un saggio su Buzzati
di Lucia Bellaspiga

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Il deserto dei tartari di Buzzati,
il libro

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Regia di Zurlini, con Vittorio Gassman.
Film del 1976

Author

Sara
Dottoranda in letterature comparate, laureata in Scienze dei beni culturali con specializzazione in storia del teatro e del cinema. Ex pianista, attualmente si occupa di portare avanti il proprio progetto di ricerca universitario, in concomitanza scrive, soprattutto narrativa e pièce teatrali. Nel tempo libero legge tantissimi libri, guarda film internazionali e serie televisive statunitensi.

5 comments

  • L’attesa di un nemico che non arriva mai … e il tempo inesorabile che continua la sua corsa ciclicamente….e tu davanti al tuo destino, ormai vecchio, sfibrato senza nessuna risposta e con l’amarezza di una vita che credevi di vivere ma che non hai vissuto e il nulla che ti si presenta ed il ricordo al quale ancora un pensiero ti riconduce sui tuoi passi: questo spreco inutile di una vita che non ti appartiene più e che non colma la tua angoscia e la tua solitudine. No, non è questo a cui anelo ma il desiderio di vivere ora questa vita che è unica e che tanto amo.

    Reply
  • Agli inizi del ‘900, quasi un secolo fa, uno scrittore dalla polemica infuocata e vibrante già scriveva:
    ‘emerge chiara la condizione tragica dell’uomo contemporaneo, della sua religiosità abortita e tramutata in feroce malinconia, in ossessiva solitudine’ ( G. Bernanos ).

    Credo che Kafka e Buzzati diano voce proprio a questa feroce malinconia e ossessiva solitudine dell’uomo di oggi.
    Certo, l’uomo deve vivere il presente all’insegna del ‘Carpe Diem’: ma può l’uomo vivere senza passato e senza futuro ? può bastare solo il presente ?

    Reply
  • Il presente, a mio avviso, non può bastare. Siamo fatti dei nostri ricordi e dei nostri sogni e non possiamo dimenticarci questa cosa fondamentale. Come potrebbe essere felice un presente che non ricorda i giochi dell’infanzia, il profumo delle torte della nonna o che è incapace di immaginare la gioia di partire per qualche luogo che non si è ancora visto o l’entusiasmo davanti a un libro non letto?

    Reply

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