[testimonial image=”” name=”Maria Luisa Spaziani” title=”Giovanna D’Arco, 1990″]
Forse un angelo parla a tutti, eppure
in quel supremo istante pochi ascoltano,
pochi hanno l’orecchio e l’ubbidienza
delle radici che a gennaio dormono.
Dal profondo una voce bisbiglia,
giunge un brivido ai rami più lontani.
Nessuno se ne accorge ma è partita
a buie ondate un’altra primavera.
[/testimonial]
Questa settimana, avrei voluto parlarvi di Doppio sogno di Schnitzler, per spiegare meglio i collegamenti al film di Kubrick a cui accennavo nel mio precedente articolo; sfortunatamente lunedì è venuta a mancare una grande intellettuale e poetessa italiana: Maria Luisa Spaziani. Ho sentito il dovere di dedicare questo mio pezzo a lei, donna dalla lucida e brillante intelligenza, che ha attraversato un secolo intero, troppo poco conosciuta dai non addetti ai lavori.
Chi ha frequentato il liceo, forse, l’ha sentita nominare studiando qualche poesia di Eugenio Montale. Lei era la sua Volpe, una delle sue amate muse, amica (e forse qualcosa di più) per tutta una vita del grande poeta e fondatrice del premio Montale.
Si laurea a Torino in lingue (francese e tedesco) con una tesi su Marcel Proust (tesi che ho avuto il privilegio di leggere presso l’Archivio storico di Torino, proprio quest’anno) e la letteratura francese resterà sempre un punto fermo a cui guardare nel corso della sua vita. Soggiornerà più volte a Parigi a partire dal 1953, dopo l’ottenimento di una borsa di studio.
Oltre ad essere una prolifica scrittrice e traduttrice, insegnò in un liceo e, successivamente, all’Università di Messina. Venne a contatto con i grandi intellettuali dell’epoca, in particolare vanno ricordati Ezra Pound, Thomas Eliot e Jean-Paul Sartre.
La Spaziani fu anche candidata per ben tre volte al premio Nobel per la letteratura. Potrei continuare a parlare della sua vita, interessante e ricca di grandi incontri, ma preferirei lasciarvi qualcuna delle sue poesie, per fare in modo che sia la sua stessa voce a raccontare chi fosse.
Per chi non ne avesse mai lette, ecco una delle poesie che preferisco:
Strappami dal sospetto
di essere nulla, più nulla di nulla.
Non esiste nemmeno la memoria.
Non esistono cieli.
Davanti agli occhi un pianoro di neve,
giorni non numerabili, cristalli
di una neve che sfuma all’orizzonte –
– e non c’è l’orizzonte.
Molto interessante è il poemetto Giovanna d’Arco del 1990, scritto in ottave di endecasillabi senza rima. Questo lavoro avrà una trasposizione teatrale poetica nella regia di Fabrizio Crisafulli.
Non basta che Dio voglia: questa è stata
la prima amara scienza. La seconda
fu di accorgermi presto ch’è illusione
distinguere alleati da nemici.
Mentre il popolo ingenuo e illuminato,
al mio passaggio mi gridava evviva,
sfiducia o gelosia serpeggiavano
tra i capitani di cui ero il capo.
Giovanna D’arco è stata, nell’immaginario della Spaziani, un personaggio costante e fisso, simbolo di una donna forte e allo stesso tempo fragile. Il suo poema è il risultato di un amore smisurato, della Spaziani, nei confronti della Pulzella. Dice la stessa poetessa: «M’innamorai di Giovanna d’Arco quando avevo dodici anni, l’età delle sue prime visioni […]. Per passioni storiche e letterarie (forse anche umane?) che mi abbiano invasa dopo l’adolescenza, nessuna è paragonabile per intensità o durata alla passione che mi ha ispirato Giovanna. è un personaggio anomalo, una santa con la spada in mano, una poesia in azione, una creatura di straordinaria e totale maturità».
Vi invito a leggere qualcuna delle sue opere, per non perdere la possibilità di conoscere una donna che ha contribuito a rendere migliore il panorama letterario italiano, oltre a contribuire alla divulgazione delle letteratura europea nel nostro paese.
non mancherò e seguirò il suggerimento. grazie