Il capolavoro (è) invisibile – Il capolavoro sconosciuto di Honoré de Balzac

Il capolavoro (è) invisibile – Il capolavoro sconosciuto di Honoré de Balzac

Qual è la differenza tra le forme che vediamo nella realtà e ciò che invece appare solo nella nostra mente? Henri Focillon sosteneva che tra le forme nello spazio, le forme nella materia e le forme nello spirito (che potremmo chiamare le visioni mentali di un artista) non vi è antagonismo, ma solo “una differenza di prospettiva”. Seguendo il flusso di questi pensieri si potrebbe affermare che la storia dell’immagine non è fatta solo di quello che i nostri occhi vedono ma anche di quello che noi ed altri abbiamo immaginato. Penso spesso ad essa come alla storia di una visione mentale.

Un bel racconto che indaga la zona limite della rappresentazione e si interroga sull’inafferrabilità dell’immaginazione visiva è Il capolavoro sconosciuto di Honoré de Balzac. Apparso inizialmente su due numeri della rivista «L’Artiste» (31 luglio e 7 agosto) con il titolo Le chef-d’oeuvre inconnu. Conte fantastique, il racconto di Balzac, ambientato verso la fine del 1612, ci riporta all’epoca del classicismo francese. Una mattina d’inverno il giovane pittore Nicolas Poussin si reca in visita allo studio del pittore François Porbus, con la speranza di dare al maestro una dimostrazione del proprio talento. Mentre sosta davanti alla porta indeciso se entrare, Poussin si imbatte in uno strano personaggio che, come apprende solo in seguito, è Frenhofer, il pittore protagonista della storia. Porbus accoglie l’anziano personaggio con un inchino e invita anche Poussin ad entrare, pensandolo in sua compagnia.

baccanti

Pablo Picasso, Tavola delle illustrazioni con baccanti (da Il Capolavoro sconosciuto di Balzac).

Il capolavoro sconosciuto che dà il titolo alla storia, è il quadro a cui l’anziano pittore Frenhofer lavora da ormai dieci anni, nella più assoluta segretezza. Il soggetto è una donna di nome Catherine Lescault; Frenhofer si rivolge ad essa come alla sua amante e al contempo alla donna che lui stesso ha creato. Ma il grande capolavoro è ancora incompiuto e il pittore è alla disperata ricerca di un modello: una donna la cui bellezza perfetta possa fare da confronto a quella della sua creazione. Poussin, bramoso di vedere l’opera di quest’uomo di genio, gli offre la sua splendida amante, Gillette, nella speranza che Frenhofer accetti lo scambio e gli conceda di guardare il proprio dipinto. Dopo aver confrontato Gillette con Catherine e apposto le ultime correzioni, l’anziano pittore può finalmente dichiarare la propria opera compiuta; invita dunque Poussin e Porbus ad entrare nella stanza segreta, certo della supremazia della sua creazione su qualunque bellezza naturale. All’interno del luogo, là dove dovrebbe esserci l’immagine della pittura personificata, i due pittori scorgono solo un ammasso informe di linee e colori sovrapposti fino a formare “una muraglia di pittura” (Balzac).

Poi, d’improvviso, in un angolo della tela Porbus vede emergere un piede di donna; si tratta di “un piede delizioso, un piede vivo!” che lascia i due osservatori “pietrificati d’ammirazione”. Il piede – unico frammento sfuggito alla graduale cancellazione del dipinto – è il solo indizio rimasto della certa presenza di una donna sotto gli strati di pittura.

Il frammento di un intero non più ricomponibile, perché perso per sempre, diventa metafora di una perfezione artistica non più possibile. L’arte antica – intesa come il punto più alto di questa perfezione – perviene a noi solo in forma di eco e frammento. Hans Belting ha osservato che, mentre gli altri testi del periodo descrivono la perfezione artistica, il testo di Balzac parla piuttosto di una perfezione artistica impossibile. Come nota Belting, si tratta solo di un piccolo spostamento che però altera completamente il senso del discorso. Il fallimento di Frenhofer è inevitabile perché ciò che lo ossessiona è un’impossibile idea di perfezione, che non risiede nel mondo reale. L’artista arriva a distruggere progressivamente tutti gli elementi del quadro – ad eccezione di uno dei piedi della donna – nel tentativo di dipingere l’idea di arte assoluta. Ed è proprio quest’ultima a renderlo cieco davanti a qualsiasi soggetto del mondo reale.

Author

Sara Prina
Laureata in Comunicazione Visiva all’Accademia, si specializza successivamente in Storia dell’Arte. Rimane in Australia per un anno. Disegna, scrive e inventa. Ama leggere libri e fumetti, ascoltare musica degli anni Settanta e andare al cinema.

1 comment

  • appassionante analisi del tema premonitore di Balzac. Fa venire voglia di rileggere il romanzo, tanto più che con gli occhi di oggi appare con tutta la sua forza ironica.

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